La cultura monastica del medio evo è fondata sulla Bibbia latina. Ma la Bibbia è inseparabile da quelli che l’hanno commentata cioè dai Padri, spesso designati semplicemente come gli expositores perché, anche in quegli scritti che noi non chiameremmo commenti, hanno prevalentemente spiegato la Sacra Scrittura. Inoltre il monachesimo è orientato verso la patristica per una ragione particolarissima: per il suo testo fondamentale e per la sua origine. Infatti da una parte la Regola di S. Benedetto è essa stessa un documento patristico: suppone ed evoca tutta la spiritualità antica; d’altra parte S. Benedetto prescrive la lettura nell’Ufficio divino delle expositiones fatte dai Padri, come egli li chiama; nel suo ultimo capitolo, invita nuovamente i monaci a leggere i Padri: questo termine ritorna quattro volte in questo capitolo e indica più particolarmente i Padri del monachesimo. Ora essi sono orientali e da questo fatto deriva una conseguenza nuova: il monachesimo benedettino non è solo attratto verso le fonti patristiche in generale, ma particolarmente verso le fonti orientali.
Questo deve essere sottolineato con insistenza, perché S. Benedetto non ha certo voluto rompere il legame con la tradizione monastica antica in gran parte orientale. Al contrario nella vita di S. Benedetto scritta da S. Gregorio, nello spirito della Regola, nelle letture che egli raccomanda e nelle osservanze che prescrive, tutto rivela una preoccupazione di continuità e di fedeltà al monachesimo antico. Tuttavia S. Benedetto non è «un orientale capitato per caso in Occidente»: è un latino, ma rispetta questa tradizione orientale «che costituisce per il monachesimo ciò che la tradizione apostolica rappresenta per la fede della Chiesa». Ancor più, e lo si indovina attraverso alcune allusioni della sua Regola, egli ha, in certo modo, la nostalgia del monachesimo antico.
[Dom Jean Leclercq O.S.B., Cultura umanistica e desiderio di Dio. Studio sulla letteratura monastica del Medioevo, trad. it., Sansoni, Milano 2002, pp. 115-116]
Questo deve essere sottolineato con insistenza, perché S. Benedetto non ha certo voluto rompere il legame con la tradizione monastica antica in gran parte orientale. Al contrario nella vita di S. Benedetto scritta da S. Gregorio, nello spirito della Regola, nelle letture che egli raccomanda e nelle osservanze che prescrive, tutto rivela una preoccupazione di continuità e di fedeltà al monachesimo antico. Tuttavia S. Benedetto non è «un orientale capitato per caso in Occidente»: è un latino, ma rispetta questa tradizione orientale «che costituisce per il monachesimo ciò che la tradizione apostolica rappresenta per la fede della Chiesa». Ancor più, e lo si indovina attraverso alcune allusioni della sua Regola, egli ha, in certo modo, la nostalgia del monachesimo antico.
[Dom Jean Leclercq O.S.B., Cultura umanistica e desiderio di Dio. Studio sulla letteratura monastica del Medioevo, trad. it., Sansoni, Milano 2002, pp. 115-116]
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